Le relazioni del Tagikistan con gli stati dell'Asia Centrale
Di Rustam Suhrob
Traduzione dal russo di Anna Zanetti
Abstract
L'articolo esamina le peculiarità delle relazioni tra la Repubblica del Tagikistan e gli Stati dell'Asia Centrale. L’articolo è pubblicato in occasione del 30° anniversario dell'indipendenza del Tagikistan, e si colloca sullo sfondo del rafforzamento del potere statale e del cambiamento del ruolo e della posizione del paese in Asia Centrale. Il tema acquista rilevanza in ragione del cambiamento e del ‘surriscaldamento’ del clima politico negli stati dell'Asia Centrale, dovuto in particolare a: la morte improvvisa del leader dell’Uzbekistan, Islam Karimov, e l'avvento al potere del ‘riformatore’ Mirziyoyev; la volontaria e anticipata uscita dal potere del Presidente del Kazakistan, Еlbacy Nazarbayev, e il “passaggio di potere” relativamente pacifico in Kazakistan; la ripresa del dialogo tra i paesi e l'inizio del processo di integrazione in Asia Centrale. Il miglioramento della condizione economica dei paesi della regione, delle infrastrutture di trasporto e dell'ottimizzazione del clima degli investimenti, ha generato non a caso un crescente interesse da parte dei principali attori internazionali e regionali in quest’area.
Scopo del lavoro è di esaminare la posizione e lo status del Tagikistan in Asia Centrale e il suo contributo allo sviluppo della regione. Obiettivo principale della ricerca è quello di analizzare le peculiari relazioni e la cooperazione in ambito economico e politico tra la Repubblica del Tagikistan e i paesi dell'Asia Centrale. In particolare, si analizza ruolo e posizione del Paese nella scena geopolitica della regione dell'Asia Centrale a partire dalle rivalità e dai ripetuti conflitti avvenuti con gli stati della regione (Uzbekistan e Kirghizistan).
Il crollo dell'Unione Sovietica ha avuto conseguenze molto gravi, si può dire disastrose, per la regione dell'Asia Centrale e il Tagikistan non ha fatto eccezione. L’acuta crisi socio-economica derivante dalla dissoluzione sovietica è risultata nell’approfondimento delle linee di divisione etniche, politiche ed economiche tra gli Stati della regione. Nella posizione più favorevole si è trovato l'Uzbekistan che, già ricco di idrocarburi, ha ricevuto una parte significativa della capacità militare delle truppe sovietiche che si trovavano nella Repubblica. Kazakistan, Turkmenistan e l’Uzbekistan, possedendo ingenti riserve di gas, petrolio e altre risorse naturali scoperte già durante l'era Sovietica e avendo una buona logistica di trasporti, sono riusciti a entrare in una nuova era senza passare attraverso la crisi economica o, comunque, superandola con contraccolpi minimi [6, p. 127]. La crisi degli anni Novanta ha avuto invece un impatto particolarmente difficile sul Kirghizistan e sul Tagikistan.
Il crescente egoismo nazionale ed economico ha impedito agli Stati dell'Asia Centrale di stabilire una stretta interazione socio-economica e politica a livello regionale. Le eccezioni erano date solo dalle iniziative patrocinate dalla Russia e, più avanti, dagli stati dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS). Gli stati "ricchi” si sono rifiutati di stabilire una cooperazione equa e reciprocamente vantaggiosa con gli stati “poveri", e al Kirghizistan e al Tagikistan rimaneva una sola via d’uscita: utilizzare le prospettive di sviluppo dell'energia idrica. Tuttavia, tale approccio ha generato tensioni con l’Uzbekistan: la leadership uzbeka ha spesso reagito in modo aggressivo a qualsiasi iniziativa del Kirghizistan e del Tagikistan riguardante la costruzione di centrali idroelettriche, che la privava di fondamentali risorse idriche [5, p. 118].
Il Tagikistan è situato nel cuore dell'Asia e il gruppo etnico tagiko è distribuito anche sul territorio degli attuali Afghanistan, Iran e Pakistan – e, significativamente, gli abitanti iranofoni di queste aree non hanno perso l'opportunità di capirsi l'un l'altro. La Repubblica del Tagikistan non gode di un grande territorio, il processo di riforme strutturali ed economiche scorre abbastanza lentamente e il fatturato internazionale non è ampio. Vengono esportati principalmente fibra di cotone e alluminio grezzo. Le importazioni sono più diversificate: il Tagikistan acquista da altri paesi prodotti petroliferi, gas, materiali da costruzione, cibo, medicinali, macchinari e attrezzature [4, p.7]. Inoltre, la distanza dalle rotte commerciali internazionali ha causato una debole integrazione nell'economia internazionale. Nonostante questo, il Tagikistan attua una politica estera multivettoriale. Sia il Tagikistan che la regione centroasiatica sono oggetto di una competizione di interessi geopolitici di Russia, Stati Uniti, Cina e altri attori regionali (India, Iran, UE). Il Tagikistan cerca di sviluppare partenariati alla pari con tutti gli Stati [11, p. 8].
In conformità con il paragrafo 1 dell’articolo 69 della Costituzione tagika, “la definizione delle principali direzioni di politica interna ed estera spetta al Presidente plenipotenziario, in quanto capo di Stato” (1). Il concetto di politica estera del Tagikistan (p. 1.5), approvato dal Decreto Presidenziale del 27 gennaio 2015, definisce i principali interessi di politica estera dello Stato: "garantire la sicurezza nazionale e la sovranità del Tagikistan; creare una cintura di sicurezza e di buon vicinato ai confini dello stato; sviluppare relazioni di fiducia e di partenariato con tutti i paesi del mondo; garantire l'indipendenza energetica e la sicurezza alimentare, lo sviluppo delle comunicazioni esterne, la tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini, il rafforzamento dell’autorità del Tagikistan come stato democratico e di diritto, l’assistenza ai compatrioti all’estero» (2).
Con l’ottenimento dell'indipendenza, la Repubblica del Tagikistan ha iniziato a perseguire una politica estera amichevole e di buon vicinato nei confronti di tutti gli stati dell'Asia Centrale. Con ogni paese della regione il Tagikistan, come è tipico di tutti gli stati, ha perseguito politiche diverse ed ha costruito relazioni bilaterali sulla base delle diverse necessità e della loro importanza. Va sottolineato che il Tagikistan è l'unico paese dell’Asia Centrale a non essere turcofono, e questo è fattore importante nella creazione delle relazioni con i vicini dell’area. Il secondo fattore, che ha impedito al Paese negli anni Novanta di entrare nella una nuova era dell'economia globale e della globalizzazione, è stata la guerra civile (1992-1997) che dopo la dissoluzione sovietica ha portato il Paese nel caos, distruggendone l'economia e facendo del Tagikistan uno dei paesi più poveri al mondo. Inoltre, questo ha portato alla chiusura delle frontiere con tutti i paesi confinanti.
Nonostante tutti gli aspetti negativi delle relazioni tra il Tagikistan e i paesi dell’Asia Centrale negli anni Novanta, sono tuttavia nate e si sono sviluppate, anche se a un ritmo lento e con cautela, relazioni bilaterali e multilaterali – presentate singolarmente, con una breve cronologia, di seguito.
Tagikistan-Kazakistan
Molto significative sono per il Tagikistan le relazioni con il Kazakistan, garante dell'equilibrio geopolitico nella regione. Le relazioni bilaterali hanno un carattere amichevole e stabile. Inoltre, elemento non meno significativo è il loro carattere paritario, in tema di cooperazione politica ed economica, e nel campo della sicurezza. Le relazioni diplomatiche tra Tagikistan e Kazakistan sono state instaurate il 7 gennaio 1993, e formalizzate da accordo firmato il 13 gennaio 1993. Nel 2015, durante la visita ufficiale del Presidente kazako Nazarbayev in Tagikistan, è stato inoltre firmato un accordo di partenariato strategico. Oggi ci sono più di 80 documenti ufficiali che abbracciano quasi tutti i settori e sono diventati la base giuridica della cooperazione bilaterale nel campo della politica, dell'economia e della sicurezza [18].
Entrambi gli Stati interagiscono attivamente nei settori della politica e della sicurezza. In particolare, il Tagikistan e il Kazakistan partecipano congiuntamente alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), alla Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) e alla Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO). Importanti meccanismi per la cooperazione tra i due stati sono peraltro anche le Nazioni Unite e l'OSCE. Il Kazakistan ha partecipato attivamente alla soluzione politica della guerra civile in Tagikistan, con diversi round di negoziati tra rappresentanti del governo e delle forze di opposizione ospitati dal Paese. Le guardie di frontiera del Kazakistan hanno inoltre partecipato alla protezione del confine Tagiko-Afgano e, sulla base dell'accordo CSI (1993) sulle forze di pace collettive, il Paese si è fatto inoltre carico dell’impegno a garantirne il 30% del finanziamento [8, p. 90]. Più in generale, i due attori hanno interessi comuni nel campo della sicurezza e posizioni comuni sulla situazione in Afghanistan.
La leadership politica tagika tende tradizionalmente a sostenere le iniziative internazionali del Kazakistan nel campo dell'integrazione economica e politica in vari forum e scenari internazionali. Il Tagikistan ha così attivamente sostenuto, ad esempio, l'adesione del Kazakistan all’Organizzazione Mondiale del Commercio, l'elezione al Comitato intergovernativo per la protezione del patrimonio immateriale dell'UNESCO. Entrambi gli Stati hanno confermato il loro impegno per l'integrazione economica e politica nello spazio post-sovietico.
Il sostegno reciproco dei due stati nel campo della politica estera è spiegabile con la coincidenza di interessi geopolitici strategici a lungo termine. Di particolare importanza è il sostegno che il Kazakistan ha assicurato a Dushambe nelle fasi di inasprimento delle relazioni tagiko-uzbeke, innanzi ai tentativi dell’Uzbekistan di isolare il Tagikistan nella regione, al reciproco blocco dei trasporti e alla guerra economica dei due stati (soprattutto nella seconda metà degli anni 2000) [8, p. 88-89] – nella prospettiva di disinnescare le crisi e le tensioni regionali e di ritagliarsi un ruolo di guida nella regione. Le difficili relazioni con i vicini hanno portato all'effettivo isolamento dell'industria e dell'agricoltura dell'Uzbekistan, mentre il Kazakistan ha ampliato l'espansione finanziaria ed economica nella regione. Di conseguenza, la presenza economica del Kazakistan è cresciuta anche in Tagikistan, nonostante la difficile situazione economica del paese [7, p. 3-4].
Il Kazakistan è più importante partner commerciale ed economico del Tagikistan tra i paesi della regione. La quota del Kazakistan nelle esportazioni del Tagikistan nel 2017 era pari al 21,7%, mentre nelle importazioni al 15,9% [4, P. 13]. La base delle esportazioni tagike in Kazakistan è costituita da energia elettrica, cotone, alluminio e prodotti da esso derivati, prodotti ortofrutticoli e materiali tessili. Il Tagikistan importa invece cereali e prodotti a base di farina, nonché prodotti petroliferi, prodotti chimici inorganici, laminati di metalli ferrosi.
L'interazione economica dei due stati si sta sviluppando, facilitata dalla istituzione, nel 2010, di un fondo di investimenti diretti kazako-tagiko, che attira finanziamenti dal fondo di investimento statale del Kazakistan [22]. Le aree chiave per approfondimento della cooperazione potrebbero essere lo sviluppo della produzione di energia idroelettrica, con la costruzione di una serie di impianti, lo sviluppo dell'industria mineraria, l'esplorazione e l'utilizzo di giacimenti petroliferi, il finanziamento dell'agricoltura e dell'industria del carbone tagika e, infine, il potenziamento degli impianti per la produzione di calcestruzzo, cemento e cemento armato. I due paesi interagiscono anche nello sviluppo dell'energia e della “economia verde”, nell'ecologizzazione della produzione e nella protezione dell'ambiente. La maggior parte dei progetti economici comuni vengono effettuati sul territorio del Tagikistan, dove lavorano i rappresentanti di grandi aziende kazake (Società per azioni chiusa «Kazkommertsbank Tagikistan», holding «ЦЕСНА», «Azienda cerealicola unificata») [7, p. 6-7]. Dal 2005 il Tagikistan ha iniziato a creare zone economiche speciali (ZES), che oggi sono quattro: la ZES “Sugd”, di tipo industriale-innovativo, fondata nel 2009 nella regione di Sogdia nella parte sud-occidentale della città industriale di Khujanda: La "Panj" nel territorio del Distretto di Kumsangir della Regione di Hatlon; la ZES "Dangara", nel distretto di Dangar della regione di Hatlon; la ZES "Ishkashim", nel distretto di Ishkashim della Provincia Autonoma di Gorno-Badachšan[17]. Con il diffondersi delle zone economiche speciali, della crescita demografica e dello sviluppo economico, aumenta la necessità di investitori kazaki. Il mercato tagiko è molto promettente per le imprese del Kazakistan, di particolare interesse sono l'energia idroelettrica, l'industria farmacologica e le telecomunicazioni, l'agricoltura, ecc. Ai problemi delle relazioni bilaterali dovrebbe far seguito il problema dell’acqua, che tradizionalmente separa la regione in stati ricchi di idrocarburi come Kazakistan, Uzbekistan e Turkmenistan da un lato, e in stati ricchi di risorse idriche come il Tagikistan e Kirghizistan dall’altro [12, p. 420].
Tagikistan – Uzbekistan
Dal momento della proclamazione d'indipendenza, l'Uzbekistan ha iniziato a rivendicare per sé il ruolo di egemone regionale. L'Uzbekistan, unico attore che confina con tutti gli Stati dell'Asia centrale, ha notevoli risorse naturali, un esercito forte e un significativo potenziale industriale. I popoli uzbeki e tagiki hanno relazioni difficili ma anche intensi legami culturali. Quest'ultimo fattore è dovuto, in particolare, al fatto che gli abitanti dell'Uzbekistan, secondo i dati ufficiali, sono per il 5-6% tagiki (ufficiosamente – arrivano fino a 6 milioni di persone), e non meno del 24,4% della popolazione del Tagikistan (fino a 1,5 milioni di persone) è composta da uzbeki [19].
Le relazioni diplomatiche tra i due Stati sono state stabilite il 22 ottobre 1992, mentre il 4 gennaio 1993 il Tagikistan e l'Uzbekistan hanno firmato un Trattato di amicizia e assistenza reciproca. Tuttavia, il primo incontro ufficiale tra i leader dei due paesi ha avuto luogo solo nel 1998, quando il Presidente tagico ha visitato Tashkent su invito dell’omologo uzbeko, Karimov. Nell'ambito di questa visita sono stati firmati accordi intergovernativi di natura finanziaria, per il transito di merci e per le forniture di gas uzbeko in Tagikistan. Nel giugno del 2000, Karimov ha ricambiato la visita in Tagikistan e in questa occasione sono stati firmati accordi bilaterali reciprocamente vantaggiosi [8, P.85], oltre al simbolico Trattato di amicizia eterna [3]. Da allora, le parti hanno approfondito la cooperazione nel campo della libera circolazione di beni, servizi, manodopera, capitale e mezzi di trasporto. Sono state adottate misure per la liberalizzazione del regime transfrontaliero, per la ristrutturazione e di riduzione del debito del Tagikistan nei confronti dell’Uzbekistan, nonché per la riduzione di prezzi e tariffe sul gas ed altri prodotti forniti al Tagikistan. Nel dicembre 2001, i presidenti hanno poi raggiunto un accordo sulla ripresa delle attività della Commissione intergovernativa per il commercio e la cooperazione economica [8, P. 86]. L'Uzbekistan rimane tuttavia il partner economico e commerciale meno importante del Tagikistan. La quota dell'Uzbekistan nelle esportazioni Tagike è stata del 4% ne 2017, mentre le importazioni ammontavano a 1,1% [15, P. 13]. La principale merce di esportazione del Tagikistan è l'elettricità, la principale merce importata è il gas uzbeko.
Le relazioni tagiko-uzbeke si contraddistinguono tradizionalmente per i tentativi di Tashkent di imporre un dialogo diseguale. Ad esempio, il regime transfrontaliero imposto dall'Uzbekistan sfiorava il blocco dei trasporti del Tagikistan. Inoltre, attualmente non sono ancora stati sminati dei singoli tratti di confine, per una superficie totale di 9,5 km2. Nel 2018 è iniziata la bonifica congiunta del territorio nel distretto Punjinkent della Regione di Sogdia del Tagikistan, al confine con la regione di Samarcanda dell'Uzbekistan.
L'Uzbekistan sfrutta anche la dipendenza del Tagikistan dal transito di merci attraverso il proprio territorio. In questo modo ha potuto reagire alle dispute idriche nella regione, e in particolare ai tentativi tagiki di mettere a punto lo sviluppo dell'energia idroelettrica, inficiando gli interessi dell’Uzbekistan, che dipende in misura significativa dall’acqua proveniente dal vicino paese [8, p. 86-87]. Le dispute "idriche", sommandosi alle divisioni interetniche, si sono trasformate in incidenti e scontri di confine. Tali scontri sono avvenuti periodicamente dalla fine degli anni ‘80 ai primi anni ‘90 e un picco particolare di tali incidenti si è verificato alla fine degli anni 2000. La controversia più famosa è la disputa sulla costruzione della Centrale Idroelettrica di Rogun sul fiume Wahsh in Tagikistan, che ha un profondo bisogno di elettricità. L' Uzbekistan si oppose a questa costruzione, in quanto avrebbe potuto portare all’interramento dell’Amudarya e, in caso di rottura della diga, le conseguenze sarebbero state disastrose sul suo territorio e sulla produzione agricola [13]. Le tensioni blaterali sono sfociate anche nella periodica limitazione della cooperazione bilaterale e dell'interazione economica con il Tagikistan. In particolare, l'Uzbekistan nel 2001ha introdotto unilateralmente il regime dei visti con il Tagikistan, che nel 2013 ha adottato un’analoga contromisura. Di conseguenza, le relazioni economiche dei due stati si sono ridotte a più riprese [8, P.86].
Nonostante le difficoltà delle relazioni bilaterali, la leadership tagika ha tradizionalmente cercato di mitigare le divergenze con l'Uzbekistan e di creare condizioni per lo sviluppo di relazioni egualitarie. Quando in Uzbekistan è salito al potere Shavkat Mirziyoyev, le relazioni tra i due paesi hanno cominciato a migliorare gradualmente: prima è stato riaperto collegamento dei trasporti (2017), poi è stato risolta, finalmente, la questione controversa dell’utilizzo della centrale idroelettrica di Farkhad: all’Uzbekistan è stata riconosciuta la proprietà della stazione in sé, mentre al Tagikistan è stato riconosciuto il territorio sotto di essa [14].
Tagikistan-Kirghizistan
Tagikistan e Kirghizistan, che hanno stabilito relazioni diplomatiche il 14 gennaio 1993, hanno caratteristiche analoghe sotto diversi punti di vista: entrambi paesi prevalentemente montagnosi, ricchi di risorse idriche anche il è ricco di risorse idriche (Kirghizistan è secondo solo al Tagikistan nella regione, per la disponibilità di riserve) e dominati dal settore agricolo, che dà lavoro in entrambi i paesi a due terzi della popolazione. Entrambi gli stati, inoltre, hanno analoghe e complesse relazioni con l'Uzbekistan, ruotanti principalmente attorno al nodo idrico-elettrico.
Le relazioni bilaterali si sono distinte inizialmente per il loro carattere costruttivo. Negli anni ‘90 sono state firmate decine di accordi bilaterali interstatali, intergovernativi ed interministeriali, tra cui il Trattato sui fondamenti delle relazioni interstatali del 1996 e il Trattato sui rapporti di vicinato e di partenariato del 2004 [21]. Questi accordi hanno creato una solida base per l’interazione tra i due stati, facilitata dalla volontà politica dei leader e dei gruppi dirigenti dei due Stati [8, p. 87].
Alla fine degli anni '90, il Kirghizistan, come il Kazakistan, ha sostenuto attivamente il Tagikistan nel percorso di integrazione eurasiatica. Gli interessi dei due partner convergono d’altra parte sulla necessità di contrastare congiuntamente il terrorismo, consapevoli del carattere regionale delle minacce e delle sfide provenienti dall'Afghanistan. L'interazione commerciale ed economica tra i due stati è invece piuttosto limitata: la quota del Kirghizistan nelle esportazioni del Tagikistan è dell'1% (2017) e le importazioni totali del Tagikistan sono dello 0,6% [15, P. 13], sebbene con prospettive di crescita significative. Tra le principali merci kirghize di interesse per il Tagikistan vi sono l'energia elettrica e i prodotti tessili, materiali e beni di consumo. Una linea importante della cooperazione bilaterale è inoltre lo sviluppo delle vie di comunicazione e di trasporto tra i due paesi, comprese moderni sistemi autostradali.
Una crescente interazione si registra anche in campo umanitario. Infatti, per i cittadini del Tagikistan l’istruzione del Kirghizistan è abbastanza interessante: centinaia di tagiki studiano nelle università del Kirghizistan, mentre in Tagikistan esistono delle scuole superiori nelle quali le lezioni si svolgono in lingua kirghiza. Nei due stati si tengono giornate culturali dedicate ai successi culturali dello stato vicino, importanti simposi congiunti, seminari e altri eventi culturali [8, P.88].
In linea con una tendenza tipica della regione centroasiatica, le relazioni bilaterali hanno scontato problemi legati associati a isolate ma diffuse controversie territoriali (circa 70 aree di confine sono contese) e alla presenza di minoranze etniche. Difatti, i Kirghizi in Tagikistan vivono prevalentemente in una zona frontaliera di montagna, mentre in Kirghizistan è presente una grande enclave tagika a Vorukh, con una popolazione di oltre 30 mila persone [8, p. 88-89]. Sette scontri armati si sono qui verificati nel 2018 e due, più ampi, nel 2019: il 13 marzo, , nell’area di Isfar, a causa della contestata costruzione dell’autostrada "Koktash-Oksoi-Tamdik"; il 16 settembre nella zona di confine tra la regione kirghiza di Batkene quella tagika di Suǧd[15].
Tagikistan-Turkmenistan
L'avvio delle relazioni tra Tagikistan e Turkmenistan risale alla firma del Protocollo "sull’istituzione delle relazioni diplomatiche" del 27 gennaio 1993, seguito negli anni – e in particolare a seguito dlla prima visita di un Presidente tagiko ad Ashgabat, condotta da Emomali Rahmon nel luglio 1995 – dalla sottoscrizione di oltre 50 documenti. Su di essi poggia la cooperazione bilaterale in campo politico, economico, culturale e umanitario, degli investimenti, fiscale e doganale tra le parti.
Particolarmente significativo è stato il contributo umanitario assicurato dal Turkmenistan durante la guerra civile tagika. Il governo di Ashgabat ha infatti accolto e fornito alloggi temporanei a numerosi rifugiati provenienti dal Tagikistan – più di 17.000 persone di etnia turkmena e oltre 60.000 tagiki – rispondendo prontamente alla richiesta di aiuto dell'Ambasciata del tagika [9, p. 36].
Nonostante la creazione nel 2009 – e a seguito di una visita di lavoro ad Ashgabat del Presidente tagiko Rahmon – di una commissione intergovernativa congiunta tagiko-turkmena per la cooperazione commerciale, economica e tecnico-scientifica [23], il Turkmenistan resta partner commerciale ed economico marginale per il Tagikistan. Il Tagikistan esporta merci in Turkmenistan (beni di consumo, alluminio e derivati, prodotti agricoli) per un importo di 1,5 milioni di dollari, mentre le importazioni dal Turkmenistan (principalmente prodotti petroliferi e olio di cotone raffinato) ammontano a 118,8 milioni di dollari [24, p. 125-126].
Anche la cooperazione infrastrutturale tra i due paesi, che sembrava poter dare nuovo slancio alle relazioni economico-commerciali, è stata un fallimento. Nel 2013, era stato infatti firmato ad Ashgabat il Memorandum d'intesa trilaterale tra il Turkmenistan, la Repubblica Islamica dell'Afghanistan e la Repubblica del Tagikistan per il progetto di costruzione della ferrovia Tagikistan-Afghanistan-Turkmenistan (TAT), avviato nel giugno 2013 ad Atamurad, alla presenza dei capi di Stato dei tre paesi partner. La Ferrovia, con una lunghezza di oltre 400 km, si sarebbe dovuta estendere dal confine del Turkmenistan attraverso le località afgane di Akina–Andhoi–Shibirgan – Mazar–Sharif–Kunduz–Sherhan–Bandar, raggiungendo il Tajik Lower Pyang e il Distretto di Jaloliddin Balhi. Il tratto turkmeno della ferrovia è stato completato già nel 2016 e nel luglio 2019 è stato aperto un secondo tratto della ferrovia TAT, con la costruzione di 10 km di ferrovia dal confine turkmeno alla stazione di Akina, aprendo la strada alla città afghana di Andkhoy.
Il progetto TAT acquisiva significato anche in chiave geo-politica. Veniva infatti lanciato durante la fase di tensioni tra Dushanbe e Tashkent derivanti dalla costruzione della Centrale Idroelettrica di Rogun, cui l'Uzbekistan aveva reagito con il blocco dei trasporti ferroviari. Il progetto TAT aveva dunque come obiettivo principale la costruzione di un'alternativa al monopolio esistente dell'Uzbekistan come hub di trasporto comune a tutti i paesi dell'Asia Centrale. Nel 2016, tuttavia, in seguito al miglioramento delle relazioni con Tashkent, il transito attraverso l'Uzbekistan è stato ripristinato, cambiando le priorità di Dushanbe. Il Tagikistan ha così rinviato la realizzazione del progetto TAT "a tempi migliori", e questo ha causato una reazione negativa da parte del Turkmenistan [25], manifestata direttamente, nel settembre 2018, dal Ministero degli Esteri turkmeno [26].
CONCLUSIONE
Sulla base dei fattori di cui sopra, l'analisi del ruolo e delle caratteristiche delle relazioni della Repubblica del Tagikistan con gli altri Stati dell'Asia centrale, conduce alle seguenti conclusioni e proposte:
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Il Tagikistan, paese prevalentemente montuoso (93%) e senza sbocco sul mare, è lontano dalle rotte commerciali internazionali. La debole integrazione nell'economia internazionale impedisce al Tagikistan di essere un attore a pieno titolo nella regione dell'Asia Centrale;
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Il Tagikistan attraverso la partecipazione a vari progetti e organizzazioni economiche e politiche regionali ed internazionali cerca di diversificare i suoi legami internazionali e di trovare percorsi alternativi per aggirare i suoi principali partner, Uzbekistan e Kirghizistan. Il governo del Tagikistan deve pertanto completare la costruzione della ferrovia TAT, come alternativa e “piano B” per tempi peggiori, poiché l'attuale miglioramento e la convergenza con Taskent, potrebbero portare di nuovo alla dipendenza dei trasporti di Dushanbe dal vicino settentrionale in caso di deterioramento delle relazioni – cosa molto probabile data la natura e la sostanza dei regimi dell’Asia Centrale;
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Ogni paese dell’Asia Centrale possiede leve di pressione nei confronti dei vicini, tranne il Tagikistan. Al momento, Dushanbe non possiede alcun soft power sui vicini cui poter ricorrere in caso di tensioni o incidenti tra gli Stati della regione. Forse con il completamento e il funzionamento della centrale idroelettrica di Rogun, della ferrovia TAT, del progetto cinese «One Belt One Road» anche Dushanbe disporrebbe di proprie potenti leve di pressione, da poter utilizzare come protezione e difesa dello Stato e dei propri interessi nazionali, tanto nella regione quanto nella scena internazionale;
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Il governo del Tagikistan, a causa del miglioramento delle relazioni con l'Uzbekistan di Mirzieeva, ha sospeso la realizzazione di molti progetti nazionali e regionali, che erano stati avviati con il fine di far uscire il paese dalla situazione di stallo delle comunicazioni e di dipendenza dalle strade uzbeke. Sarebbe opportuno e corretto che il governo del Tagikistan riprendesse in mano tutti i progetti previsti, come la ferrovia TAT, la costruzione della ferrovia interna e della rete stradale che collega tra loro tutte le regioni del paese;
Elenco delle fonti utilizzate
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