Le Nostre Analisi
Tokayev: una vittoria schiacciante all'ombra delle proteste (di Sara Maragno)
Dallo scorso 9 giugno il Kazakhstan ha un nuovo Presidente, Kassym-Jomart Tokayev. Una vittoria schiacciante (70,76% dei voti) col quale il delfino del dimissionario Nazarbayev, ha letteralmente sbaragliato gli altri candidati: il suo principale avversario, Amirzhan Kosanov, si è fermato al 16,2 %.
Un evento memorabile per il Paese della steppa, perché segna, almeno formalmente, la fine di un’era: l’era Nazarbayev. Nursultan Nazarbayev cede il testimone dopo trent'anni a capo del Paese, prima come segretario del Partito Comunista nazionale e poi come presidente. Kassym-Jomart Tokayev, presidente ad interim prima delle elezioni, è un suo fedelissimo.
Le presidenziali hanno richiamato l’attenzione non solo per il numeroso, ed insolito novero di candidati (sette), ma anche per l’ondata di proteste e repressione che le hanno caratterizzate, prima e dopo l’ascesa al potere del nuovo Presidente. Stando all’analisi effettuata dall’OCSE, le elezioni si sono caratterizzate da "irregolarità diffuse e arresto di manifestanti pacifici".
Subito dopo le elezioni, le principali città del paese si sono animate di manifestanti decisi nel contestare il risultato elettorale: di questi, 500 sono stati arrestati dalla polizia. Come riportato da Affari internazionali, tra questi anche diversi giornalisti, kazaki e non, tra i quali i corrispondenti di Radio Azattyq Sanya Toiken e Petr Trotsenko, ed il giornalista britannico Chris Rickleton. Le proteste sono poi riprese, con i manifestanti che sono scesi in piazza anche lunedì 10 giugno.
Prima delle elezioni, tra il 1 maggio e il 9 maggio ci sono state proteste significative in molte delle principali città del Kazakistan; in centinaia sono scesi per le strade di Almaty a reclamare il boicottaggio delle imminenti elezioni. La risposta del governo è stata ferma con alcuni arresti e in talune occasioni le autorità hanno preso la straordinaria misura di bloccare l’accesso alla Rete. Gli episodi hanno avuto eco mondiale, rimbalzando da testate americane come Voice of America e il New York Times al canale TV polacco Biełsat TV. Uno scenario che ha richiamato alla mente gli episodi del 2011, quando uno sciopero nella regione petrolifera di Zhanaozen terminò nel sangue con la morte di almeno 14 persone. La scintilla per le proteste di maggio sono stati gli arresti del 21 aprile contro gli attivisti Asya Tulesova e Beybaris Tolymbekov.
I due sono stati detenuti e imprigionati per due settimane dopo aver dispiegato uno striscione di protesta alla maratona di Almaty. Il messaggio dello stendardo era: "Non puoi scappare dalla verità. #forafairelection #Ihaveachoice. " Il 29 dello stesso mese, ad Almaty l’artista Roman Zakharov è stato condannato a cinque giorni di prigionia per teppismo. L’uomo era reo di aver esposto uno striscione su un cavalcavia di Almaty con su scritto:” Il popolo dovrebbe essere l’unica fonte di potere governativo” (una citazione presa dalla Costituzione kazaka). (Fonte: The Indipendent; RFE/RL)
Un clima pre-elettorale abbastanza teso, in cui si rilevano episodi di censura. Nel mirino è finita anche l’informazione: il 9 maggio è stato bloccato l’accesso ai social network Facebook, Instagram e YouTube, nonché alle applicazioni di messaggistica come Telegram . La notizia è stata riportata dalla stampa filogovernativa russa, che sottolinea come alcuni osservatori abbiano associano le restrizioni alle manifestazioni anti-governative non autorizzate. L’articolo di Gazeta.ru vede nel presunto promotore di queste, il leader dell'associazione di opposizione non registrata Scelta Democratica del Kazakistan, l'ex banchiere Mukhtar Ablyazov, condannato in contumacia in Kazakistan per appropriazione indebita ed esiliato all'estero. Eloquente la conclusione del pezzo “L'ufficio del procuratore generale del Kazakistan ha messo in guardia i cittadini da azioni avventate.”
Un quadro generale che si discosta parzialmente dall’immagine di stabilità e sicurezza trasmessa durante l’Astana Economic Forum svoltasi nella capitale il tra il 16 e 17 maggio. Christine Lagarde, direttrice del FMI, (ndr. dal prossimo 1° novembre ricoprirà il ruolo di Presidente della BCE) ha lodato il padre della nazione, Nursultan Nazarbayev, ed il promettente tasso di crescita del Paese che si assesta al 3,5 % annuo, facendo solo un piccolo cenno sommario a “problemi di corruzione”.
Le proteste sono cifra di nuove istanze dei cittadini kazaki, soprattutto giovani. Oltre al miglioramento delle condizioni di benessere materiale, si richiede un rafforzamento del pilastro di democrazia partecipativa con maggiore libertà di espressione e coinvolgimento nei processi politici. L’attivista civico Alizham Izbassarov afferma “Sono certo che una Primavera Kazaka è iniziata, ma è importante sottolineare che intendiamo farla pacificamente”. (Fonte: The Indipendent)
Dai recenti sviluppi delle manifestazioni sembra che vi siano spazi per intavolare un dialogo costruttivo tra manifestanti e governo. A tal proposito, il 3 giugno dozzine di famiglie numerose e madri single si sono riunite per manifestare pacificamente davanti all’Ak Orda (ndr. Il Palazzo presidenziale) per chiedere al governo di fornire loro alloggi.